sabato, luglio 30, 2005

Speranze

Si profila un gran week end nella capitale.
Ieri appetizer e oggi si parte col pranzo aspettando cena di domani e dessert di domenica.
Si profila un gran week end nella capitale.

La donzelletta vien dalla campagnain sul calar del sole,col suo fascio dell'erba;
e reca in manoun mazzolin di rose e viole,onde, siccome suole, ornare ella si appresta dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine su la scala a filar la vecchierella, incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo, quando ai dí della festa ella si ornava, ed ancor sana e snella solea danzar la sera intra di queich'ebbe compagni nell'età piú bella.
Già tutta l'aria imbruna,torna azzurro il sereno, e tornan l'ombregiú da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno della festa che viene; ed a quel suon diresti che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando su la piazzuola in frotta,e qua e là saltando,
fanno un lieto romore;
e intanto riede alla sua parca mensa, fischiando, il zappatore, e seco pensa al dí del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face, e tutto l'altro tace, odi il martel picchiare, odi la sega del legnaiuol, che veglia nella chiusa bottega alla lucerna, e s'affretta, e s'adopra di fornir l'opra anzi al chiarir dell'alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno. Garzoncello scherzoso, cotesta età fiorita è come un giorno d'allegrezza pieno, giorno chiaro, sereno, che precorre alla festa di tua vita.

Godi, fanciullo mio; stato soave,stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

Si profila un gran week end nella capitale.

giovedì, luglio 28, 2005

Per il Conte: fra rotori, diaphragms e generator, piu' che amici, fratelli. Sottotitolo: E..restarono qui


Caro Conte, concedimi il titolo nobiliare anche se so che lo hai acquisito.
A proposito dellla tua prossima fatica letteraria, mi permetto di darti alcuni consigli. Ne abbiamo gia' parlato ma ribadisco i concetti a me cari.


Una volta qualcuno chiese a Stephen King, venerabile maestro, se credeva fosse possibile fare paura in tre righe, lui che scriveva romanzi di centinaia di pagine. Stephen King cito' un esempio, e lo cito' piu' o meno cosi':
- e' appena avvenuta la catastrofe nucleare, prima riga;
- l'ultimo uomo rimasto sulla terra e' chiuso in un bunker antiatomico, seconda riga;
pausa per prendere il fiato;
- qualcuno bussa alla porta, terza riga.

Quella pausa fatta apposta prima del grande mistero inquietante e irrisolto della terza riga e' la suspence. Ma cos'e' la suspence? Piano, andiamo con calma.
Prima un altro esempio.
Un gruppo di persone davanti ai fuoco, in una casa in campagna, in una sera d'inverno, che si raccontano storie di fantasmi. Uno di questi conosce la storia di fantasmi più spaventosa che sia mai stata raccontata, una storia che coinvolge due bambini. Ma non la racconta. Ha bisogno di cose, di incoraggiamento, di un documento che si trova a casa sua, ancora di insistenza da parte di tutti, prima di mettersi finalmente a parlare. Quella cosa che fa in modo che io lettore resti incollato alle pagine del libro anche dopo quel mistero così imperdonabile (quella e' la storia di fantasmi più spaventosa che esista, non una storia e basta, non posso non farmela raccontare; l'uomo nel bunker e' l'ultimo uomo rimasto sulla terra, sono io quell'uomo, e devo sapere chi bussa alla mia porta) e voli veloce su pagina due, tre, quattro, fino a saltare sulla sedia al primo colpo di scena, quella e' la suspence.
E cos'e'? La suspence non e' soltanto un espediente narrativo, un effetto, un trucco da scrittore. La suspence e' uno stato d'animo del lettore. Come tale va rispettato, curato con devozione e mai abusato. Non e' solo una cosa che serve per far leggere un paio di pagine in piu', e' una sensazione procurata, uno stato di sospensione in cui lo scrittore ha messo il lettore, quasi a gareggiare sopra il libro.
E' una cosa da fare con cura, senza abusarne, perche' e' una cosa sua.
Un altro esempio.
Classico.
Sono solo in casa. Sono sicuro di essere solo in casa. E' notte e me ne sto seduto in poltrona a guardare un film. Improvvisamente, sono solo in casa, ricordate, improvvisamente in fondo al corridoio buio alla mia sinistra si accende una lama di luce sotto alla porta chiusa del mio bagno. Chi e'? Chi c'e' in casa mia quando dovrei essere assolutamente solo? Nella realtà, appena si accende la luce io sarei gia' schizzato fuori di casa o mi sarei attaccato al telefono a chiamare il 113. Nei libri il pirla va a guardare. Magari con paura, ma il pirla va a guardare. Vado a guardare, allora, mi avvicino cauto alla porta, metto la mano sulla maniglia, abbasso lentamente la maniglia... e alle mie spalle suona il telefono.
Suspence.
Un bellissimo esempio che mi viene in mente tratto da un libro. Non mi ricordo di chi. Mi ricordo solo il titolo e non sono nemmeno sicuro di quello. "Conto alla rovescia".

In "Conto alla rovescia", la scena presenta due giovani fidanzati e ce li presenta in maniera così deliziosamente amabile che concordiamo con la voce del narratore: vorremmo essere come loro. Ma subito dopo lo scrittore ci avverte: non sanno che fra dieci minuti saranno morti.
Ecco la suspence: perche'? Sono così carini e moriranno, perche'? Ed ecco la suspense.
Ogni azione dei due fidanzati, i passi fuori dalla metropolitana, i baci, i litigi e le riconciliazioni, sono accompagnati da un conto alla rovescia, nove minuti, sette minuti, tre secondi, due secondi, uno, che scandisce il ritmo, ed e' un ritmo veloce.
I paragrafi e le frasi si accorciano, sempre piu' veloce, veloce, veloce... va piu' veloce.

La suspence va preparata.
Quando intendo preparata penso ad una cosa del genere:
Ho la mano sulla maniglia di camera mia. Dietro la porta l'assassino ha alzato il coltello.
Suona il telefono.
Suspence.

E' mia madre.
Taglio corto voglio andare a vedere quello che c'è dietro alla porta della camera. Cosi' faccio. Chiudo e mi riavvicino alla porta. Mano sulla maniglia.
Il telefono suona ancora.
Suspense.

Rispondo ed e' nuovamente mia madre.
Riattacco, molto seccato, e torno alla porta che mi aspetta.
Mano sulla maniglia.
Suona ancora il telefono. Se fosse tutto qui, un semplice terzo squillo di telefono, la suspense sarebbe troppo lunga.
Ma se io rispondo, arrabbiato, e dico "mamma ti ho gia' detto ... " e una voce sottile sussurra nella cornetta "tra poco ti uccidero'", l'effetto funziona.

Ultimo esempio e consiglio poi taglio. Mi accorgo di diventare logorroico.
La scena di suspense più forte che io abbia mai visto appartiene a un film sentimentale, il Dottor Zivago. Lui la vede dopo tanto tempo, di spalle, mentre attraversa la strada. La donna della sua vita, tanti anni di separazione, dolore, vicende incredibili... allunga la mano e cerca di raggiungerla tra la folla ma arriva una crisi cardiaca e lo blocca, così vicino e così lontano.

Suspence.
Conte sono stato chiaro?????

Buon viaggio Pelao


Quelli che vanno in Thailandia in viaggio di nozze...
Quelli che vanno in Thailandia perche' son fissati per la cultura orientale...
Quelli che vorrebbero farsi monaci buddisti...
Quelli che "ci piace" la cucina piccante...
Quelli che loro "le puttane di bar no!... mai stato!!!"...

Quelli che vorrebbero ma non possono...
Quelli che la moglie vuole andare a Cesenatico in vacanza...
Quelli che magari un giorno in futuro ma adesso sono troppo impegnati...
Quelli che ci vanno ma poi in ufficio dicono di essere stati a Bali...
Quelli che vanno solo per farsi fare i massaggi thai...
Quelli che a Natale vanno a farsi la settimana bianca...
Quelli che il sesso senza amore non ha proprio senso...
Quelli che si innamorano comunque sempre...
Quelli che non parlano le lingue...
Quelli che gli basta il Discovery Channel...
Quelli gia' fidanzati con Federica...
Quelli che hanno paura della Sars....
Quelli che "non mi piacciono le cinesine"...
Quelli che... non è poi così male....

Quelli che non sono nostri ne vostri ma solo miei...
Quelli che non e' mai troppo tardi per una singha, un Sang som o un Jack Daniel's...
Quelli che " ci facciamo una scop..???" ohhhh yes...
Quelli che "bella tipa .... te la fai tu o me la faccio IO?" " facciamola insieme"...
Quelli che piove di brutto e dicono "Perche' non facciamo un salto a Patong"...
Quelli che dicono " Ma a Raway come butta stasera "" ci andiamo" ...
Quelli che quelli che si fanno delle domande e non si danno le risposte da soli...
Quelli che si svegliano la mattina dopo e dicono " ma chi azz e' questa qua?"...
Quelli che la mattina dopo dicono " ragazzi oggi bevo solo FantaManao"...

Quelli che ..................... si insomma quelli

mercoledì, luglio 27, 2005

Viaggio


Nessuno conosce "Il viaggio" di Baudelaire?
"Noi partiamo un mattino con il cervello in fiamme, con il cuore gonfio di rancori e di desideri amari, e andiamo, cullando al ritmo delle onde il nostro infinito sul finito dei mari. Alcuni sono lieti di fuggire una patria infame, altri l'orrore della loro nascita, altri ancora -astrologhi sperduti negli occhi di una donna- la tirannica Circe dai pericolosi profumi...Ma i veri viaggiatori sono soltanto quelli che partono per partire; cuori leggeri, simili agli aerostati, essi non si separano mai dalla loro fatalità, e senza sapere perché, dicono sempre "Andiamo"! I loro desideri hanno le forme delle nuvole."
Non saremo certo noi quelli che mettono le nuvole in gabbia.
Ho sempre pensato di essere solo. E poi penso e mi accorgo, non solo di non esserlo, ma di non esserlo stato mai.

Il sogno non muore mai

Siamo qui per un sogno: il sogno di poter tornare a sognare.
Mi basta pensarvi per essere certo che nessuno potrà mai seppellire i nostri sogni. Siamo tutti soli, siamo tutti diversi, ma siamo tutti insieme e condividiamo molte speranze, molte paure, molti ideali. Il sogno è una patria comune. Ho cercato questa patria comune facendo un viaggio dentro me stesso.
Siamo Noi i nostri sogni.
Migliaia e migliaia di sogni con tanti spazi con dentro migliaia di "Io".
Ci sono Io Presentabili ed Io Impresentabili.
Quando andiamo in giro per le strade, scegliamo quasi sempre d'indossare la nostra personalità più presentabile, l'Io da passeggio, o l'Io vestito da sera. Quello che ha maggiori possibilità di sopravvivere, forse perché è la nostra coscienza più mediocre, quella che dice sempre "Sì" o "Ni", quella che abbassa gli occhi di fronte alle ingiustizie, alla corruzione, alla miseria e al dolore degli oppressi, dei diversi, dei deboli "perché non ti conviene; perché ti metti nei guai; perché va' con chi vince; perché sta zitto e fregatene, in fondo non sono affari tuoi. Ma la stoffa di questo "Io" da passeggio poi ci soffoca, è una seta gelida, un'anima morta. L'Italia è piena di questi sudari che camminano. Allora noi abbiamo cercato caldo all'inferno, perché siamo partiti alla ricerca del mostro, il "nostro" mostro: quello rinchiuso al buio in una gabbia così inaccessibile che nessuno lo potesse sentire, perché era stato "cattivo", il più cattivo di tutti noi "Io".
Il mostro quello che dice sempre No, l'insolente, il vagabondo, il sognatore, il ribelle, il rompiballe, la nostra personalità più impresentabile, quello che se non riesce a farsi amare si fa odiare, quello che "tu finirai male, figlio mio"; l'ultimo della classe, il guastafeste, capace d'ingraziarsi i potenti e, quando è in cima ai loro favori, di sbeffeggiarli, ma nessuno lo potrà mai capire perché è un gioco a perdere, un calcio al Potere. La luna nera. Il condannato. …Ma anche l'uomo capace di sognare di essere un albatro e di volare verso un sole d'oro.
Solo chi è stato profondamente al buio poteva immaginare una notte così bianca.

Dare il microfono all'Io che teniamo in prigione nel nostro braccio della morte, costituisce un rischio altissimo, per i vecchi noi stessi, per i compromessi che ci farà esplodere dentro, e per la mediocre società, quella che o lo deride, o lo disprezza, o l'ignora; perché il mio io è un italiano fuori posto, non etichettabile, quindi incontrollabile e capace di una rivoluzionaria tenerezza sociale. L'io è pericoloso perché si fa continue domande, mentre per noi sono pericolosi quei giornalisti che non se le fanno più, e soprattutto quei governanti che non hanno mai dubbi. Siamo ricaduti nell'Italia che si fida dei punti esclamativi di un uomo solo. Io preferisco continuare a fidarsi dei punti interrogativi di tutti.

Thomas Eliot, in un verso infinito di tre parole, si chiede: "Oserò turbare l'universo?"

Osero' Io?

lunedì, luglio 25, 2005

Italians do it better


Sulla scorta delle analisi delle intelligence occidentali tutte, risultando inevitabile un attentato in Italia delle dimensioni di quelli consumati a Madrid e Londra, si alza qui da noi un coro di voci interessanti a chiedere l'applicazione di leggi speciali e, addirittura, dello stato di guerra.
Ci siamo. Era prevedibile, si appresta a realizzarsi anche in questa desolata landa che altrove abbiamo ciclicamente definito La terra dei cachi. Elio Docet!!
I coristi più acuti sono l'eterno ex ministro ed ex presidente Francesco Cossiga e il per nulla eterno ministro Roberto Calderoli.
Voci stonate? Non tanto. Bisognava pensarci prima.
E' proprio il caso di ufficializzare lo stato di guerra, se questo popolo, che si affligge perché può andare sul bagnasciuga riccionese solo con le cambiali, ancora non si è accorto che in guerra ci siamo, e attivamente, dal 2001. Abbiamo soldati (!?!), l'armata Brancaleone di Gassmanniana memoria, in Afghanistan e divisioni in Iraq, a seguito delle scriteriate reazioni dell'amministrazione Bush ai massacri dell'11 settembre.

Non so se ve ne siete accorti: siamo davvero in guerra.

Cossiga sa, poi, quel che dice: è l'uomo delle leggi speciali in Italia.
Ha esperienza.
Si dice che il terrorismo italiano è stato sconfitto dal protocollo che portò il suo nome. Sa cosa possiamo fare noi italiani e sa come non farcelo fare.
Per esempio: la strage di Bologna. Più morti delle quattro bombe londinesi.
Italians do it better.
Abbiamo i nostri motivi di orgoglio nazionale, noi.

Qualcosa, tuttavia, sembra preoccupante nell'invocazione di simili emergenze legislative, e non soltanto perché è l'ex "ministro K" ad avanzare la proposta. C'è, soprattutto, il fatto che abbiamo un premier che si chiama Silvio Berlusconi. Quante volte si è gridato al lupo, dipingendolo come un dittatore, quando l'amara verità è che si tratta di un leader democratico eletto dalla maggioranza degli italiani? Certo, abbiamo molti motivi per denigrarlo e preoccuparci: è un esteta brianzolo "circomfuso" da un fumus processuale inquietante, uno che fu iscritto alla loggia di Licio Gelli - ma il punto è che che questo imprenditore che ha fatto, chissà come, tanti dané, agli italiani piace.
Lo hanno/abbiamo, perche' togliersi dalla mischia, spedito a Palazzo Chigi non una, bensì due volte.
Non era davvero il caso di dire che si trattava di un apostata della democrazia, uno che aveva stracciato il già fragile legame repubblicano a colpi di controllo mentale televisivo, aderendo alle più incredibili cosche parlamentari della cosiddetta Prima Repubblica. Molti censori di destra urlavano sopra chi urlava che Berlusconi metteva a rischio la democrazia. Ebbene, con l'eventuale proclamazione delle leggi speciali, il premier diventerebbe non forte, ma fortissimo.

ATTENZIONE!!!

Cosa significheranno simili provvedimenti di urgenza? Sospensione delle elezioni? Polizia politica? Revanscismo fascista? Una soffusa pulizia etnica? Improbabile ma - si colga bene questo punto - non più impossibile.
Una democrazia in stato di emergenza non è più una democrazia.
La legalità sospesa in certi ambiti annulla l'idea stessa di una legalità garantita dal controllo democratico. Diciamo che certi giudici stanno sul gozzo al premier - cosa può succedere nel momento in cui egli può disporre di un potenziale di intervento che esula dalle norme democratiche?

E' più facile con o senza leggi speciali eliminare avversari politici e tacitare l'opposizione?Del resto, la strategia antiparlamentare e antidemocratica è più che esplicita, nelle palmari e idiolettiche parole dell'attuale ministro per le Riforme, Roberto Calderoli, uno dei vessilliferi della Lega sopravvissuti all'oscuro collasso cardiocerebrale di Umberto Bossi. Calderoli, non pago di avere proposto l'introduzione del calderolo al posto dell'euro, in quel contesto volkisch e paramilitare che è la pittoresca adunata di Pontida, ce l'ha fatta a svolgere un autentico sillogismo, mentre avanzava l'idea della conclamazione dello stato di guerra.
Dice il Calderoli che, proposte in Parlamento, queste benedette leggi speciali sicuramente non passerebbero, perché l'opposizione farebbe muro.

E allora perché non dichiarare direttamente lo stato di guerra?
Così non bisognerebbe consultare deputati e senatori per indire leggi di emergenza! Eureka! Neanche Etabeta. A cosa serve la democrazia? E' una lungaggine! Che palle il Parlamento! Che storia demodé questa roba della rappresentanza! Perché non passare direttamente alla monarchia? E' molto più agile! Perché addirittura non fare richiesta per diventare il 53° stato degli USA? Cos'è questa ipocrisia che l'Italia avrebbe potere di decisione, quando è chiaro che facciamo quello che vuole Bush ormai non più jr? Perché l'euro, quando possiamo utilizzare il dollaro come moneta nazionale (questa, davvero, Calderoli l'ha proposta nei giorni scorsi)?La sospensione, seppure temporanea (già, ma temporanea fino a quando?), dell'ordine di legalità democratica è uno degli stadi che preludono storicamente alla dittatura.
Dopotutto siamo o non siamo la terra dei cachi!!!!
Se uno compie un cortocircuito tra le Torri Gemelle e il verde paramilitare di Pontida, ha precisa la situazione dell'incendio autoprocurato al Reichstag e delle frange dei corpi franchi targati NSDAP.
E' tutto inquietante e ridanciano, secondo il costume italiano. Del resto, siamo una nazione che ha pensato di permettere a un pelato, mascellato romagnolo di imitare l'impero dei Cesari, con tanto di bizzarre parate e simbologia non distante dai giuramenti pagani e dalle ampolle di acqua sacra. Sia poi chiaro che le leggi speciali, anche ammesso (ma, davvero, non concesso) che abbiano avuto questa rilevanza decisiva nello sconfiggere le BR e il terrorismo italiano, non possono esercitare alcuna efficacia nella situazione in cui si trova l'occidente minacciato da attentati di matrice islamica. C'è una differenza enorme, di quantità e qualità, tra un terrorismo nazionale e un terrorismo internazionale. La circolazione di esplosivo, agenti operativi, agenti in sonno, armi, piani e comunicazioni non è assolutamente confrontabile con quella (topica e predigitale) di cui brigatisti e NAR si trovavano a disporre.
Da pochi mesi l'Inghilterra aveva introdotto un pacchetto di leggi speciali, talmente restrittivo delle libertà personali da fare gridare allo scandalo. Abbiamo misurato l'efficacia e i risultati di un simile indirizzo "politico".
Infine, va detto che ora come non mai si dà che "lo stato d'eccezione è la regola": la geniale intuizione con cui il filosofo Walter Benjamin rovesciò le oscure profezie di Carl Schmitt. In una simile situazione, con allarmi generalizzati che ormai hanno devastato l'apparato emotivo di intere nazioni (la reazione fredda degli inglesi, dopo le bombe di Londra, è secondo me ascrivibile più all'abitudine a un terrore atmosferico che a un genoma anglosassone), è perfettamente ipocrita sostenere che non si è de facto in un regime di sospensione delle garanzie democratiche.


Se un Paese è in guerra e sostiene di essere in missione di pace, ciò è possibile perché lo stato d'eccezione è diventato regola.
Sta a noi ripristinare la regola democratica, e ricacciare l'eccezione nella memoria offuscata delle trascorse dittature.

Highway to hell


Al ritorno dal nulla, circa 3.5 ore di highway mi ha fermato lo sceriffo, alta velocita'.
85miglia per ora, il consentito era 65MPH.

Anche nella fermata, gli americani sono strani. Lo sheriff mi si e' piazzato dietro con luci blue e rosse intermittenti e ha simulato un inseguimento. Proprio come nei film!!!!
Rallento, accosto e mi fermo. Mi si presenta un ciccione incredibile che cammina come John Wayne, e forse crede anche di esserlo.
Patente e libretto!!!
Qualche domanda e io simulo (?!?) di non capire niente per evitare la multa. Il trucco funziona, anzi mi diverto a fargli ripetere piu' volte la stessa frase.
Niente multa e ramanzina, con promessa di restare nei limiti. SLOW DOWN.

Grazie e arrivederci!!!

domenica, luglio 24, 2005

Domenica

E il settimo giorno si riposo'....

sabato, luglio 23, 2005

Pre generation MTV

Credo che quelli della mia generazione hanno solo paura: della vita, dei sentimenti, di ridere. Hanno solo il desiderio di diventare "tossicodipendenti" del lavoro, della famiglia, degli status-symbol, di tutto ciò che impedisca loro di PENSARE.
Si creano dei mondi in cui vivere che non hanno niente a che vedere con la realtà. Ma in questi mondi riescono a nascondersi senza permettere niente ed a nessuno di interagire con loro.
Ho amici che si sono annullati, gente brava, gente brillante. Ridotti a cercarsi un lavoro sotto casa, a uscire solo se "lei" lo permette e miraccomando non lontano e non facciamo tardi". Completamente annullati, dipendenti da una morale ed un etica che non esiste.
Sono come degli attori che recitano una parte, vivono il copione che si sono scelti, e non sprecano tempo a cercare di capire chi gli sta intorno.
Se il loro pubblico (le donne) applaude, tutto va bene, ma se ci sono dei dissensi, tirano giù il sipario e cambiano teatro.
Come è facile per loro dire "Ti voglio bene", "Sei una donna eccezionale". Mentire in tutto e per tutto. Donne, motori ed evitare guai.
Altra parola d'ordine è "non rischiare": è meglio una vita piatta e senza scossoni, in cui tutto è preordinato ed in cui ci si lascia vivere.
Il massimo del rischio che si concedono è la conquista fine e se stessa, come desiderio di affermazione orgasmica del loro essere senza preoccuparsi di chi sta loro di fronte. Sia essa un bene materiale, sia una persona.
Come diceva il buon Frankie:
Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo, il fine è solo l'utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l'imperativo è vincere - e non far partecipare nessun altro - nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro : niente scrupoli o rispetto verso i propri simili perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili. Sono tanti, arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti, sono replicanti, sono tutti identici, guardali : stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere. Come lucertole s'arrampicano, e se poi perdon la coda la ricomprano. Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno: spendono, spandono e sono quel che hanno...
Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio...
.. e come le supposte abitano in blisters full-optional, con cani oltre i 120 decibels e nani manco fosse Disneyland, vivon col timore di poter sembrare poveri : quel che hanno ostentano, tutto il resto invidiano, poi lo comprano, in costante escalation col vicino costruiscono : parton dal pratino e vanno fino in cielo, han più parabole sul tetto che S.Marco nel Vangelo.. Sono quelli che di sabato lavano automobili che alla sera sfrecciano tra l'asfalto e i pargoli, medi come i ceti cui appartengono, terra-terra come i missili cui assomigliano. Tiratissimi, s'infarinano, s'alcolizzano e poi s'impastano su un albero - boom! - Nasi bianchi come Fruit of the Loom che diventano più rossi d'un livello di Doom..
Ognun per se, Dio per se, mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica - mani ipocrite - mani che fan cose che non si raccontano altrimenti le altre mani chissà cosa pensano - si scandalizzano - Mani che poi firman petizioni per lo sgombero, mani lisce come olio di ricino, mani che brandiscon manganelli, che farciscono gioielli, che si alzano alle spalle dei fratelli. Quelli che la notte non si può girare più, quelli che vanno a mignotte mentre i figli guardan la tv, che fanno i boss, che compran Class, che son sofisticati da chiamare i NAS, incubi di plastica che vorrebbero dar fuoco ad ogni zingara ma l'unica che accendono è quella che da loro l'elemosina ogni sera, quando mi nascondo sulla faccia oscura della loro luna nera..

venerdì, luglio 22, 2005

Italia dismissing

Se l’idea di società che abbiamo dentro è un po’ meno ignobile, un po’ più solidale e felice di quella che stiamo scontando attualmente, non è nostro diritto pretenderla, ma è nostro dovere praticarla ed attuarla, come se fosse quella e non questa l’Italia in cui viviamo.

Non costringeteci a partire!!!

Punto e a capo, forse.

Saper mettere un punto e andare a capo è uno dei segreti di ogni storia della vita. Se lo ritardi, la rovini; se l'anticipi, la bruci; e se lasci che sia l'altro a mettere il punto al posto tuo, vuol dire che tu eri già uscito dalla storia.
Gli addii non si annunziano, si compiono, e la loro violenza è inevitabile come quando si muore: la violenza del silenzio che seguirà. Gli addii camuffati da arrivederci li considero le perfidie peggiori. In realtà tagliano proprio le gambe ad ogni possibile ritorno, rassomigliano ai falsi addii delle marionette, quelle addestrate a recitare tutte le sere davanti a un pubblico diverso ma per loro indistinto e sempre uguale, eterni burattini che se ne vanno con nelle orecchie di legno gli applausi dell'ultimo "bis" che si confonderanno con quelli di benvenuto del prossimo paese dove domani sera replicheranno lo spettacolo.
Mettere un punto non è abbassare il sipario e nemmeno cambiare copione. E' semplicemente interrompere la recita e uscire di scena. Non finire la battuta; osare, interromperla con un punto assurdo, e scontentare il pubblico, l'impresario e perfino te stesso, perché recitare il tuo ruolo ti piaceva, eccome se ti piaceva, era "come se", come se quella fosse davvero la tua vita. Ma vivere tutto come se è un danno. Lo conosco e me lo sono procurato cento volte.
Ci sono coppie immobili, che per paura dell'abbandono, sono avvinghiate con il filo spinato del "come se", come se… si amassero ancora.
Ci sono occasioni perdute sul lavoro, per il terrore di trasferirsi in un'altra città o semplicemente di cambiare azienda o mansioni o colleghi, in cui il come se è la scusa consolatoria a cui aggrapparsi per non mettersi a rischio. Le sirene della felicità, spesso, infondono più sgomento delle catene di un'esistenza mediocre.
Allora facciamo come se il nostro vecchio lavoro fosse ritornato appagante, come se l'invidia del collega fosse una carezza, come se lo stipendio non ci dispiaccia più e ci convinciamo che quella promozione sempre promessa e mai mantenuta, in fondo in fondo ci lascia più liberi di vivere. Ma non appena è passata la "minaccia" di un'offerta di lavoro migliore, la "iattura" del colpo di fortuna, o quella altrettanto pericolosa di un nuovo amore, allora ricominciamo a lamentarci, di nuovo come se non fossimo stati solo noi a perdere il treno, e malediciamo chiunque, dalle Ferrovie dello Stato, agli extracomunitari, al nostro stipendio di merda, fidanzata, suocera e cane del vicino che-quello-chi sa- che cazzo-gli mette- nel pappone-per farlo latrare apposta- alle tre di notte- e rovinarmi l'esistenza.
No, questa volta no, per favore. Questo non deve succedere.
Finora siamo stati bravissimi, finora l'abbiamo evitato.

L'ispirazione

Ecco cosa cerchiamo. Una ispirazione....
Cerca, cerca, cerca e non la trovi mai. Ti fermi, guardi e ancora non arriva, eppure era li. Era li un attimo fa.
E' l'ispirazione che ti viene a cercare.

Cosa succede:
La dinamica dell'ispirazione. Solitamente l'ispirazione non ha un particolare preavviso. Tu non te la aspetti e lei arriva. Da che cosa te ne accorgi ???????? Dall'incipit !! Lo senti dentro, man mano cresce hai la sensazione di afferrarlo.
Avrei voluto scrivere cose come le seguenti ma non sono mai stato capace. Ma giuro di averci provato mille e piu' volte. Lo giuro ci ho provato.
Non ci sono mai riuscito !!

E' difficile uccidere due persone contemporaneamente, ma lei fermò l'auto al punto esatto, studiato più volte, quasi al centimetro, anche di notte, riconoscibile solo per il curioso, gotico e eifelliano ponticello in ferro che scavalcava il canale e disse, fermando appunto l'auto nel centimetro quadrato voluto come una freccia si ferma quando centra nel centro del bersaglio: "Scendo a fumare una sigaretta, non mi piace fumare in macchina."
[Giorgio Scerbanenco - Traditori di tutti]

Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori,
Le cortesie, l'audaci imprese io canto
Che furo al tempo che passano i Mori
D'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
Seguendo l'ire e i giovenil furori
D'Agramante lor re, che si diè vanto
Di vendicar la morte di TroianoSopra re Carlo imperator romano.
[Ludovico Ariosto - L'orlando furioso]

Eravamo una generazione di furtivi. Capisci? Sapevamo dentro di noi che non serve a niente sbandierare chi sei a quel livello, ossia a livello del " pubblico "; era un modo di essere beat - cioè di impegnarci, con noi stessi, perché per noi tutti era chiaro a che punto eravamo -- stufi di tutte le forme, di tutte le convenzioni del mondo
[Jack Keruac]

The only people for me are the mad ones, the ones who are mad to live, mad to talk, mad to be saved, desirous of everything at the same time, the ones who never yawn or say a commonplace thing, but burn, burn, burn, like fabulous yellow roman candles exploding like spiders across the stars and in the middle you see the blue centerlight pop and everybody goes "awww!"
[Jack Keruac]

giovedì, luglio 21, 2005

Pensieri e parole

Mi piacciono le fotografie.

Non c'e' nulla di strano.
Mi piacciono i libri di fotografie.
Mi piacciono le fotografie di volti, soprattutto in bianco e nero. Volti che hanno qualcosa da dire. Volti in cui si nota un particolare. Volti comuni, non mi piacciono modelle, modelli, foto impostate e patinate.
Mi piace una fotografia normale, quasi banale, in cui ci sia un particolare che rapisca il mio interesse.
Mi piacciono le vecchie foto di citta', ricordi passati. Immagini spesso ingiallite con una storia alle spalle. Immagini che riprendano un attimo di vita.
Immagini come quelle di Audrey Bodine.
Momenti rubati, niente di preparato. Un fotogramma per sempre che testimonia il tempo passato, testimonia il presente e testimoniera' il fututo.
Momenti impressi, il piu' delle volte dimenticabili ai piu' ma indimenticabili per chi ha eseguito lo scatto. Un click, un ricordo, un pensiero.
La fotografia va amata, immaginata, pensata, mai preparata prima di eseguirla. Altrimenti non ha senso.
La fotografia ha una sua vita propria, sopravvive all'istante. Vive da sola. Spesso piu' di chi la eseguita.

Si dice che un buon fotografo sia innamorato di se' stesso, credo sia vero.
Bisogna essere egocentrici, fantasiosi, visionari, artisti e con la giusta dose di follia per essere un buon fotografo.
Non si puo' non esssere innamorati di una persona cosi'.


Non saro' mai un buon fotografo.

mercoledì, luglio 20, 2005

Alla ricerca del quaderno perduto!!!

Buona giornata oggi. Sole, il sole dello zio Sam.

Mi sento giallo. Difficile associare un colore ad un state of mind, ma se si potesse io oggi sarei giallo. Giallo come il sole, giallo come il campo di fiori gialli di Monet, giallo come i miei vecchi gialli mondadori. Un giallo intenso, gli americani direbbero shining. Un giallo che si ricorda. Un giallo che piu' giallo non si puo'.
Un giallo che rincorre e si rincorre da solo. Un giallo che ricorre. Un giallo come questo post.

Il mattino e’ volato. Piacevole serie di telefonate con l’unica che riesce a tenere desta la mia attenzione. Sono strano io o e’ strana lei??? Strani entrambi, lei di piu’. Si, insomma siamo due vecchi pazzi, lei di piu’. Bellissimi nel nostro persistere in una cosa impossibile, lei di piu'.

La nostra relazione
è qualche cosa di diverso
non è per niente amore
e non è forse neanche sesso…


E’ tutto e non e’ niente, ma non deve finire mai!!!!

Mi piace quando mi fa partecipe dei suoi desideri, sogni, problemi. La sento vicino anche se non e' mai stata cosi' lontana. Inizio a credere che sia io il piu' strano tra noi due...

Se non avesse quel grande problema.......Doveva solo aspettarmi, facile a dirsi dirai tu. Si facile a dirsi.

Avra ’ trovato il suo quaderno il mio sogno???

LIFE IS STRANGE

Oggi non ho molto da dire:

C'era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino.
Decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo.
Cosi partirono tutti e tre con il loro asino.

Arrivati nel primo paese, la gente commentava:
"guardate quel ragazzo quanto e maleducato...lui sull'asino e i poveri genitori, gia' anziani, che lo tirano"

Allora la moglie disse a suo marito:
"non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio."
Il marito lo fece scendere e sali' sull'asino.

Arrivati al secondo paese, la gente mormorava:
"guardate che svergognato quel tipo...lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l'asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa."

Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l'asino.

Arrivati al terzo paese, la gente commentava:
"pover'uomo! dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull'asino e povero figlio chissà cosa gli spetta, con una madre del genere!

Allora si misero d'accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull'asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio.

Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese:
"sono delle bestie, più bestie dell'asino che li porta. Gli spaccheranno la schiena!"

Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all'asino.
Ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo:
"guarda quei tre idioti; camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!"

Conclusione: ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.

Quindi: vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore...ciò che vuoi...una vita e un'opera di teatro che non ha prove iniziali.

Quindi: canta, ridi, balla, ama...e vivi intensamente ogni momento della tua vita...prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi.

PERU' 2004

Perche' quando sono malinconico rispolvero gli scritti sulle vacanze. Non lo capiro' mai.
Tutte le volte mi riprometto che devo buttare tutto e poi non lo faccio m
ai.
Ancora una volta mi ritrovo a leggere e a pubblicare cose passate.


"Sono appena ritornato ad essere religioso e gia' Dio si e' dimenticato di me, ma a questi poveretti che vivono a Puno e' andata pure peggio: di loro, "Lui" non conosce nemmeno l'esistenza: questo e' un posto dimenticato perfino da Dio!
Non dai turisti, devo dire, che costituiscono l' unica nota di civilta' (nel senso di progresso, come lo intendiamo in Europa) da queste parti! Strade divelte, fango e polvere, donnine piccole infagottate in vestiti troppo pesanti e troppo grandi che cucinano povere cose ad ogni angolo, caprette magre e galline spelacchiate che razzolano in strada e litigano briciole a bimbetti troppo piccoli per parlare ma gia' grandi per tendere la mano, ai vecchi senza denti abbrustoliti dal sole. E murales che spiegano i pericoli della polmonite, del tifo, del colera, dell' importanza di bere latte e di coprire bene i piu' piccoli, della contraccezione e dell'aborto.
A fumetti, colorati e grandi, perche' qui tanti, troppi, non sanno leggere. Pero'ti leggono dentro, qundo ti guardano con occhi increduli, di chi non ha e sa che non avra' molto piu' di una elemosina.
Si trascinano in giro, da un mercato all'altro, da una strada all' altra, da una polvere ad un' altra. Si trascinano con i neonati sulle spalle, i cani, le ceste di dolci o frutta per turisti che non li comperano mai, storditi dall' odore, dai colori, e dai sensi di colpa che calmano anche la fame.

Il lago e' bello.

Placido, lento, maestoso. Colline dolci, sole caldo, cielo intenso, isole flottanti delicate come fiori di vetro, morbide come le alghe di cui sono, incredibilmente, fatte. Capanne spoglie e imbarcazioni come giaguari, condor, puma.
I simboli Inca.
Si dice che da queste acque siano nati Manco Capac e Mama Ocllo, e che da qui sia cominciato il loro impero. Tra i panni stesi ovunque e le orchidee, la muña, le ginestre.
L'isla del Sol e' un'isola vera. Fatta di terra e pietra e sabbia e mattoni. Dio forse ha avuto un momento di svista, ma la mia guida di me si e' dimenticata proprio. Come si e' dimenticata di dirmi che l'isla del Sol e' a 300 m sul livello del lago. 300 m di di pietra, scale, burroni. 300 metri che a 4000 slm si sentono come fossero l' Everest. Con la differenza che io non mi sento esattamente come Messner.
Ho il fiato corto, la testa, gia' piuttosto provata da altre precedenti "avventure" (Lares trekking, ndr) pesante, gli occhi vuoti e il cuore che sembra voler saltar fuori. Ma una volta in cima, ne avrebbe ragione: la vista e' mozzafiato!
La Bolivia e' ad un passo, con le cime innevate ed i fiumi ed il sole che li scalda, in un silenzio ed una pace che mai avevo conosciuto. E' La Paz, e mai nome fu piu' indovinato. Non hanno molto piu' di quello, laggiu', ma ora so perche' li', la gente, sorride comunque.

Fa freddo, la notte, sull'isola.

Ed il lago si addormenta, ed e' come se il gelo ed il buio volessero proteggerlo fino al mattino dopo, per quelli che verranno, perche' possano vederlo come l'ho visto io.
Come vi auguro di vederlo, un giorno.

Buon viaggio

Oggi giornata cosi' cosi' sotto il cielo a stelle e striscie

Sveglia alle 7:00 di pessimo umore con Kiss 102.3MHz, mi aspettavo la solita Mariah Carey ed invece a sorpresa una splendida Neneh Cherry con Seven seconds. Canzone bellissima proprio quella che volevo sentire. Certe volte non so se il mio umore condiziona le canzoni o le canzoni condizionano il mio umore.

Seven seconds mi ricorda il video in bianco e nero, Neneh stupenda contro un muro. Un flashback. E la domanda :"Ma secondo te lei che faccia ha?". Risposta lapidaria:" Faccia da sesso, o lo ha appena fatto o ha voglia di farlo". Risposta fulminea, potrebbe sembrare stupida ma in poche parole c'e' tanto di quel romanticismo che nessuno si immagina. Basta ricordi sono passati troppi anni, ormai 10.

Luca oggi particolarmente solerte, 7:30 gia' in macchina ad aspettarmi. Poche parole di circostanza durante il viaggio e poi silenzio. Un silenzio che lasciava immaginare ognuno perso nei suoi pensieri.

I miei dedicati a quel tipo di Oggiono che ha programmato il suo suicidio su di un blog. Pianificato, previsto ed eseguito con una determinazione non comune. Mi sono letto tutti i suoi post, lucido, concreto e per una volta ancora determinato. Mai una volta che abbia espresso, spiegato il motivo. Solo parole, parole, parole e poi ancora parole e parole. Mi ha lasciato un senso di tristezza che continua da tutto il giorno. A mezzogiorno non ho mangiato. Forse non erano solo parole e parole.

La malinconoia, si sente anche nella colonna sonora della mia serata. Vasco certo non mi aiuta col suo medley acustico. Ricordi, ricordi, ricordi. Basta non voglio piu' ricordare e forse non mi ricordo nemmeno piu'.

Una canzone per te e non te l'aspettavi eh?e invece eccola qua.......Tu sì..... che sei Speciale ti invidio sempre un po'sai sempre cosa fare... e...e che cosa è giusto o no.

Ancora ricordi. Basta!!!!

LIFE IS STRANGE, troppe cose cambiate recentemente