martedì, ottobre 10, 2006

Ciak si gira

Sei lì, fermo al semaforo dietro ad un parabrezza affumicato. Mano sul cambio, e volante nell'altra. La luce potrebbe essere verde, ma il silenzio dei clacson ti tiene fermo. Alla radio danno uno di quei pezzi che ti obbligano a muovere la testa in un compulsivo e psicopatico si. Davanti agli occhi, ancora quel pensiero che ronza come un’ape indecisa sul fiore da scegliere. Seguendo l’ape, ti ritrovi catapultato nell’occhio del pensiero che ronza. Tutto è buio con sfumature di nero, non si vede un cazzo perché sai già quel che vedrai.
Come un sipario lento, di quelli pesantissimi e sollevati a mano, il buio si alza per lasciare posto alla luce delle immagini. Dapprima sfocate, poi nitide come un pugno in faccia. Immagini aspre come il deserto, secche come le noci e violente come la vita. Tu, affacciato al lucernaio della memoria, che cerchi di dimenticare di bere per poter ricordare di non sbronzarti. Ma è inutile, la scena è sempre lì, tra il vetro e il tergicristalli, come moscerini spiaccicati sulle lenti a contatto. Non c’è modo di mandarla via e allora provi a mandarla giù, ma ti si ripropone come la peperonata dell’inverno scorso: scotta e troppo salata. L’episodio, quel episodio, ti ha cambiato la vita allo stesso modo in cui si cambia un pannolino ai bambini. Velocemente e lasciandoti una gran puzza sotto al naso. Sarebbe così bello poter tornare indietro e rifare la stessa cosa. Per poi pentirsi e compiacersi di essersi pentiti. E invece niente, non puoi tornare sui tuoi passi e cancellare le orme. Cosa fai? Spruzzi acqua sul vetro e accendi le spazzole? Non puoi. Ecco il panico che inizia a salire da dietro la schiena. Parte dall’osso sacro e arriva al collo, pizzicando ogni vertebra. Si impossessa di ogni cellula del tuo corpo, ti strozza le tonsille recidendo le corde vocali, alle quali ti saresti voluto attaccare con un urlo. Ma l’urlo non esce, recalcitra con un ammutinamento tale da ammutolire anche i muli. La scena è muta, come altrimenti non poteva essere. I colori sono sbiaditi nella memoria, come una vecchia pellicola 8 mm, prevalenza di rosso scuro da lunghissimo tramonto autunnale.
Stop. Rewind. Ciak – Scena 9 – IIa. Motore. Azione. Usciamo?