Per il Conte: fra rotori, diaphragms e generator, piu' che amici, fratelli. Sottotitolo: E..restarono qui
Caro Conte, concedimi il titolo nobiliare anche se so che lo hai acquisito.
A proposito dellla tua prossima fatica letteraria, mi permetto di darti alcuni consigli. Ne abbiamo gia' parlato ma ribadisco i concetti a me cari.
Una volta qualcuno chiese a Stephen King, venerabile maestro, se credeva fosse possibile fare paura in tre righe, lui che scriveva romanzi di centinaia di pagine. Stephen King cito' un esempio, e lo cito' piu' o meno cosi':
- e' appena avvenuta la catastrofe nucleare, prima riga;
- l'ultimo uomo rimasto sulla terra e' chiuso in un bunker antiatomico, seconda riga;
pausa per prendere il fiato;
- qualcuno bussa alla porta, terza riga.
Quella pausa fatta apposta prima del grande mistero inquietante e irrisolto della terza riga e' la suspence. Ma cos'e' la suspence? Piano, andiamo con calma.
Prima un altro esempio.
Un gruppo di persone davanti ai fuoco, in una casa in campagna, in una sera d'inverno, che si raccontano storie di fantasmi. Uno di questi conosce la storia di fantasmi più spaventosa che sia mai stata raccontata, una storia che coinvolge due bambini. Ma non la racconta. Ha bisogno di cose, di incoraggiamento, di un documento che si trova a casa sua, ancora di insistenza da parte di tutti, prima di mettersi finalmente a parlare. Quella cosa che fa in modo che io lettore resti incollato alle pagine del libro anche dopo quel mistero così imperdonabile (quella e' la storia di fantasmi più spaventosa che esista, non una storia e basta, non posso non farmela raccontare; l'uomo nel bunker e' l'ultimo uomo rimasto sulla terra, sono io quell'uomo, e devo sapere chi bussa alla mia porta) e voli veloce su pagina due, tre, quattro, fino a saltare sulla sedia al primo colpo di scena, quella e' la suspence.
Un gruppo di persone davanti ai fuoco, in una casa in campagna, in una sera d'inverno, che si raccontano storie di fantasmi. Uno di questi conosce la storia di fantasmi più spaventosa che sia mai stata raccontata, una storia che coinvolge due bambini. Ma non la racconta. Ha bisogno di cose, di incoraggiamento, di un documento che si trova a casa sua, ancora di insistenza da parte di tutti, prima di mettersi finalmente a parlare. Quella cosa che fa in modo che io lettore resti incollato alle pagine del libro anche dopo quel mistero così imperdonabile (quella e' la storia di fantasmi più spaventosa che esista, non una storia e basta, non posso non farmela raccontare; l'uomo nel bunker e' l'ultimo uomo rimasto sulla terra, sono io quell'uomo, e devo sapere chi bussa alla mia porta) e voli veloce su pagina due, tre, quattro, fino a saltare sulla sedia al primo colpo di scena, quella e' la suspence.
E cos'e'? La suspence non e' soltanto un espediente narrativo, un effetto, un trucco da scrittore. La suspence e' uno stato d'animo del lettore. Come tale va rispettato, curato con devozione e mai abusato. Non e' solo una cosa che serve per far leggere un paio di pagine in piu', e' una sensazione procurata, uno stato di sospensione in cui lo scrittore ha messo il lettore, quasi a gareggiare sopra il libro.
E' una cosa da fare con cura, senza abusarne, perche' e' una cosa sua.
Un altro esempio.
Classico.
Sono solo in casa. Sono sicuro di essere solo in casa. E' notte e me ne sto seduto in poltrona a guardare un film. Improvvisamente, sono solo in casa, ricordate, improvvisamente in fondo al corridoio buio alla mia sinistra si accende una lama di luce sotto alla porta chiusa del mio bagno. Chi e'? Chi c'e' in casa mia quando dovrei essere assolutamente solo? Nella realtà, appena si accende la luce io sarei gia' schizzato fuori di casa o mi sarei attaccato al telefono a chiamare il 113. Nei libri il pirla va a guardare. Magari con paura, ma il pirla va a guardare. Vado a guardare, allora, mi avvicino cauto alla porta, metto la mano sulla maniglia, abbasso lentamente la maniglia... e alle mie spalle suona il telefono.
Classico.
Sono solo in casa. Sono sicuro di essere solo in casa. E' notte e me ne sto seduto in poltrona a guardare un film. Improvvisamente, sono solo in casa, ricordate, improvvisamente in fondo al corridoio buio alla mia sinistra si accende una lama di luce sotto alla porta chiusa del mio bagno. Chi e'? Chi c'e' in casa mia quando dovrei essere assolutamente solo? Nella realtà, appena si accende la luce io sarei gia' schizzato fuori di casa o mi sarei attaccato al telefono a chiamare il 113. Nei libri il pirla va a guardare. Magari con paura, ma il pirla va a guardare. Vado a guardare, allora, mi avvicino cauto alla porta, metto la mano sulla maniglia, abbasso lentamente la maniglia... e alle mie spalle suona il telefono.
Suspence.
Un bellissimo esempio che mi viene in mente tratto da un libro. Non mi ricordo di chi. Mi ricordo solo il titolo e non sono nemmeno sicuro di quello. "Conto alla rovescia".
In "Conto alla rovescia", la scena presenta due giovani fidanzati e ce li presenta in maniera così deliziosamente amabile che concordiamo con la voce del narratore: vorremmo essere come loro. Ma subito dopo lo scrittore ci avverte: non sanno che fra dieci minuti saranno morti.
Ecco la suspence: perche'? Sono così carini e moriranno, perche'? Ed ecco la suspense.
Ogni azione dei due fidanzati, i passi fuori dalla metropolitana, i baci, i litigi e le riconciliazioni, sono accompagnati da un conto alla rovescia, nove minuti, sette minuti, tre secondi, due secondi, uno, che scandisce il ritmo, ed e' un ritmo veloce.
I paragrafi e le frasi si accorciano, sempre piu' veloce, veloce, veloce... va piu' veloce.
La suspence va preparata.
Quando intendo preparata penso ad una cosa del genere:
Ho la mano sulla maniglia di camera mia. Dietro la porta l'assassino ha alzato il coltello.
Suona il telefono.
Suspence.
E' mia madre.
Taglio corto voglio andare a vedere quello che c'è dietro alla porta della camera. Cosi' faccio. Chiudo e mi riavvicino alla porta. Mano sulla maniglia.
Il telefono suona ancora.
Suspense.
Rispondo ed e' nuovamente mia madre.
Riattacco, molto seccato, e torno alla porta che mi aspetta.
Mano sulla maniglia.
Suona ancora il telefono. Se fosse tutto qui, un semplice terzo squillo di telefono, la suspense sarebbe troppo lunga.
Ma se io rispondo, arrabbiato, e dico "mamma ti ho gia' detto ... " e una voce sottile sussurra nella cornetta "tra poco ti uccidero'", l'effetto funziona.
Ultimo esempio e consiglio poi taglio. Mi accorgo di diventare logorroico.
La scena di suspense più forte che io abbia mai visto appartiene a un film sentimentale, il Dottor Zivago. Lui la vede dopo tanto tempo, di spalle, mentre attraversa la strada. La donna della sua vita, tanti anni di separazione, dolore, vicende incredibili... allunga la mano e cerca di raggiungerla tra la folla ma arriva una crisi cardiaca e lo blocca, così vicino e così lontano.
Suspence.
Un bellissimo esempio che mi viene in mente tratto da un libro. Non mi ricordo di chi. Mi ricordo solo il titolo e non sono nemmeno sicuro di quello. "Conto alla rovescia".
In "Conto alla rovescia", la scena presenta due giovani fidanzati e ce li presenta in maniera così deliziosamente amabile che concordiamo con la voce del narratore: vorremmo essere come loro. Ma subito dopo lo scrittore ci avverte: non sanno che fra dieci minuti saranno morti.
Ecco la suspence: perche'? Sono così carini e moriranno, perche'? Ed ecco la suspense.
Ogni azione dei due fidanzati, i passi fuori dalla metropolitana, i baci, i litigi e le riconciliazioni, sono accompagnati da un conto alla rovescia, nove minuti, sette minuti, tre secondi, due secondi, uno, che scandisce il ritmo, ed e' un ritmo veloce.
I paragrafi e le frasi si accorciano, sempre piu' veloce, veloce, veloce... va piu' veloce.
La suspence va preparata.
Quando intendo preparata penso ad una cosa del genere:
Ho la mano sulla maniglia di camera mia. Dietro la porta l'assassino ha alzato il coltello.
Suona il telefono.
Suspence.
E' mia madre.
Taglio corto voglio andare a vedere quello che c'è dietro alla porta della camera. Cosi' faccio. Chiudo e mi riavvicino alla porta. Mano sulla maniglia.
Il telefono suona ancora.
Suspense.
Rispondo ed e' nuovamente mia madre.
Riattacco, molto seccato, e torno alla porta che mi aspetta.
Mano sulla maniglia.
Suona ancora il telefono. Se fosse tutto qui, un semplice terzo squillo di telefono, la suspense sarebbe troppo lunga.
Ma se io rispondo, arrabbiato, e dico "mamma ti ho gia' detto ... " e una voce sottile sussurra nella cornetta "tra poco ti uccidero'", l'effetto funziona.
Ultimo esempio e consiglio poi taglio. Mi accorgo di diventare logorroico.
La scena di suspense più forte che io abbia mai visto appartiene a un film sentimentale, il Dottor Zivago. Lui la vede dopo tanto tempo, di spalle, mentre attraversa la strada. La donna della sua vita, tanti anni di separazione, dolore, vicende incredibili... allunga la mano e cerca di raggiungerla tra la folla ma arriva una crisi cardiaca e lo blocca, così vicino e così lontano.
Suspence.
Conte sono stato chiaro?????
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