mercoledì, novembre 30, 2005

Riflessioni

Iniziamo a togliere tutti i nostri risparmi dalle banche e dalle assicurazioni, loro vivono grazie a noi e per loro intendo le grosse multinazionali che disseminano morte ed attingono i nostri soldi nelle banche. Lasci che, per quanto minimo, penda un rischio su di te senza che la tua famiglia ne abbia beneficio?
Evitiamo di vedere tv, comprare giornali eccetera. Come ti informi? Come ti svaghi? Come fai a far passare la giornata a qualche persona che deve convivere con te ma è scomoda? Come fai a tenere buoni i marmocchi urlanti?
Evitiamo di usare l’auto. Ti affidi ai mezzi pubblici? E quando c’e’ sciopero? E poi certi materiali è fatica trasportarli a mano.
Evitiamo i centri commerciali. Spiegalo a chi non sa come passare il fine settimana.
La semplicità: segno e colore. Stop. Penna, foglio, un’idea.
Oggi io ho dei piccoli mezzi, perché non riesco ad andare avanti? Perché ho perso la semplicità, ma voglio fare di più coinvolgere più persone. Nel deserto faccio ricerche, non dobbiamo smettere di pensare, smettere di fare cose insensate.
La vita quotidiana qual’e’? Quanto potremmo essere in grado di divulgare i nostri pensieri? E’ una cerchia limitata, la pecca di internet. Chi ci arriva magari è solo per cazzeggiare, magari l’altro vorrebbe fare qualcosa ma non ha i mezzi. Forse ci stiamo chiudendo in un vortice troppo politico per dirne una. Forse basterebbe veramente parlarne il più possibile con semplicità.
Io, e quando dico, parlo di una galassia variegata di amici, baristi, di occhi svuotati negli autogrill una valanga di automobili lungo la autostrada.
Io sono furibondo, davvero.
Sbatto la mia anima in tutte le regioni dello stivale, cerco di parlare con molta gente, persone. Persone diventate esausti. Vittime e carnefici di qualche serpente di ferraglia. Sono diventati custodi delle mie lacrime, delle mie urla.
Sono furibondo.
Persino gli amici di una vita, quelli dai quali ti aspetti un passo in più. Gente colta anche, gente che ha navigato sui libri più di me, ma che non sogna quanto me. Persino loro gli amici si lasciano andare, galleggiano sul letto di un fiume di mediocrità, a volte sbattono a destra e a sinistra ma la riva rimane distante e quell’acqua dolce li solletica e li avvolge in un tepore che per me ha un sapore indolente.
Perdersi nello uno sguardo di un nuovo incontro è diventato quasi illegale, l’amore fa sorridere un po’ troppo. Chi ha dato senza ricevere è stanco di rischiare e chi vorrebbe dare a volte rimbalza su un muro di gomma, perché la paura oscura la vista e sigilla il cuore corazzandolo di solitudine.
Ormai l’alienazione è diventata un rifugio di troppe sere, troppe notti costretto da qualche fragore di battaglia metropolitana persino a diventare lo strumento passivo di me stesso. Conosco un posto, distante qualche anno luce da qui, dove vivono milioni di menti libere che della cultura hanno fatto il loro credo. E’ un branco di folli travestito da gente comune, che vede le cose come stanno. Non giudica ma vive nel profondo rispetto del prossimo. Sanno quel combinano le multinazionali e i politici che li governano ma riescono ad evitare il peggio dei loro derivati.
Spengono la tv quando c’e’ l’isola dei famosi e vanno a farsi una passeggiata con la famiglia, oppure si leggono un racconto di Stevenson.
Ripensandoci quel posto non è poi così lontano, è solo nascosto dalle frasche della finta ricchezza, quella che uccide anche la più bassa delle culture e sopprime il pensiero debole. Non è difficile, basta aprire gli occhi e tenerli aperti e magari diffondere il pensiero tra la gente assopita utilizzando questo mostruoso mezzo chiamato internet.
Basta aprire gli occhi e leggere.
Internet ispiratore di quei pazzi che vivono nel loro mondo ma che in realtà è di tutti.

1 Comments:

Blogger MrGrasshopper said...

daccordo

3:29 PM  

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