mercoledì, dicembre 14, 2005

Sono delle merde

Come facciamo ad andare bene con una classe dirigente marcia. Fanno schifo sono sempre gli stessi. Sono morti e non lo sanno perche' nessuno glielo ha detto. Loro sono morti e stanno trascinando anche noi verso il loro oblio.
Facciamoli smettere!!!!
Chi sono?
Fazio lo sappiamo tutti chi e'! e guarda caso il suo nome risalta in tutte le stronzate ( per i giornalisti sono operazioni finanziarie) che fanno i suoi amici di merende.
Vito Bonsignore europarlamentare dell'Udc. Bonsignore, già sottosegretario al bilancio nel 1992-1993, pregiudicato in quanto condannato in via definitiva a due anni per tentata corruzione nell'appalto per il nuovo ospedale di Asti , è stato uno dei protagonisti del contro-patto di Bnl che ha ceduto poi nell'estate le proprie quote alla Unipol di Giovanni Consorte. Bonsignore è stato anche socio della Banca Carige, nel cui cda siede il figlio Luca, mentre la sua Gefip ha presentato nei mesi scorsi la proposta di project financing per l'autostrada Civitavecchia-Venezia.
Fiorani chi e'??
Ecco chi e':
Inizia nel ' 78 dietro a uno sportello. Nato a Codogno nel ' 59, cresciuto fra Piacenza, Lodi e Milano, si rivela un giovanotto svelto. Lavora e non smette di studiare.
Il ragionier Fiorani conquista la laurea in Scienze politiche e il comando di una filiale. Entra nelle grazie dell' allora padre-padrone della Lodi, il direttore generale Angelo Mazza, che lo piazza su dossier delicati: la ristrutturazione degli sportelli in Sicilia (la Popolare diventa la prima banca non siciliana dell' isola) e l' ingresso nella Rasini (Per chi non lo sapesse, la banca Rasini era l'istituto di credito della mafia a Milano) . Una tappa importante. L' istituto, rilevato dai Rovelli, è per tradizione la banca della famiglia Berlusconi: negli archivi sono conservati manoscritti del padre del premier, a lungo direttore generale; e nei suoi uffici sono transitati i primi atti che hanno dato vita all' impero di Silvio. E' scalata ininterrotta. Dentro e fuori la Lodi. Compra la Mercantile da Fondiaria, la Banca del Sud, la Adamas a Lugano, quindi l' Iccri, l' Efibanca, le Casse del Tirreno, quella di Imola. Ed è Fiorani, diventato amministratore delegato, a concludere un' operazione lunga e controversa, richiamata per analogie in questi mesi caldi della battaglia Antonveneta: la conquista della Popolare di Crema. Un terzo del capitale viene rastrellato da investitori nascosti dietro società off-shore. Il vertice della banca «preda» chiama Consob e Bankitalia (Fazio dove era???). Ma non salta fuori nulla. Nel dicembre 2000 la Lodi lancia così l' Opa che frutta ricche plusvalenze agli autori del takeover. Il tutto si conclude con una sanzione chiesta da Consob e l' oblazione di Fiorani. In seguito la commissione passa gli atti al Tribunale con varie ipotesi di reato, a partire dal falso in bilancio. Tutto archiviato nell' agosto 2003.
Il bottino del banker di Codogno è da record. In dieci anni la Lodi, un tempo salvadanaio degli allevatori che siglavano i contratti in piazza stringendosi la mano, acquista 21 banche, le attività passano da 6 a 43 miliardi, le filiali da 250 a mille. Uno shopping che chiede agli azionisti quattro aumenti di capitale (cinque con quello per Antonveneta). E che porta l' istituto a emettere prestiti per 9,4 miliardi. Ma Fiorani con i suoi soci è un vero maestro. Abile nelle relazioni, costruisce intorno alla Lodi (ribattezzata Bpi, Popolare italiana) una rete di grandi e piccoli proprietari che vanno da Barilla a Colaninno, da Ligresti a Burani, da Garavoglia a Bassani, da Riva a Paolo Berlusconi, da Fabrizio Palenzona al ct della nazionale di calcio Marcello Lippi. E, soprattutto, dall' Unipol di Giovanni Consorte a Stefano Ricucci ed Emilio Gnutti. Alleati, spesso grandi amici. Come l' immobiliarista romano e «Chicco», il bresciano che ha guidato la «razza padana» nella conquista di Telecom. Con lui Fiorani va all' assalto di Antonveneta e passeggia per due volte a braccetto del Governatore nei pomeriggi post-Forex. Cordate e défilé che rivelano a tutti soprattutto una cosa: il banchiere che voleva fare il giornalista è un pupillo di Antonio Fazio. E' cronaca: le intercettazioni confermano un' intimità familiare che sembra sorprendere anche i più «scafati». Sicuramente con il nunero uno di Bankitalia Fiorani condivide radici cattoliche. Gianpiero frequenta i cardinali e sostiene le iniziative culturali della Cei.
I nomi evidenziati sono tutti indagati, alcuni gia' giudicati colpevoli. Se non dai tribunali da me!!!!