XX century
Tempi strani, quelli del XXI secolo. Incertezza, insicurezza, instabilità. Tempeste di pensieri che annullano il pensiero, milioni di informazioni che annullano l’Informazione. C’è un problema con le categorie fondamentali entro le quali ci dovremmo orientare. Odio le categorie, ma amo le parole, e odio lo scempio che se ne fa. Odi et amo. Oggi, che “la produzione della verità è solo un messaggio ripetuto più volte”. A parte che il termine produzione mi irrita quasi quanto la parola verità. Tutto così relativo e assoluto insieme. Se Einstein fosse qui si farebbe una grassa risata, o tornerebbe da dove è venuto? La relatività è positiva e negativa. Positiva in quanto evita il generarsi di modelli assoluti universalmente applicabili. E ne abbiamo ancora da imparare. Negativa perché si rischia una deriva opposta che non ho chiara neanche io, però mi fa paura, in quanto estrema. Scusate la confusione. Voglio parlare con parole d'altri, perché a volte è il modo migliore per uscire dal balbettio che impedisce di spiegare cose per sé ovvie. E allora ecco affacciarsi una filosofa che dovremmo rimpiangere tuttora, Hanna Arendt: “quando si persegue una persona per le sue idee si ha una forma di Totalitarismo”. Si riferiva al maccartismo. Già, bella forza invece prendersela con i defunti. Ma quanti totalitarismi ci sono in giro per il mondo? Quanti ce n’è ancora oggi nel Bel Paese? È ancora più grave a mio avviso mettersi il trucco della democrazia per poi fare ben altro. Nel XXI secolo i totalitarismi sono solo più sofisticati, e non mi pare il caso di definirli “raffinati”. Ecco arrivare Chomsky, ancora qui, per cui è impossibile osannarlo offuscandone il pensiero. Allora viene ignorato. “Una società è democratica nella misura in cui i suoi cittadini hanno significative opportunità di prendere parte alla costruzione della vita politica”. Come mi sento piccola di fronte a certe affermazioni. Sento piccoli me, il mio quartiere, la mia città, la mia regione, il mio paese, il mio mondo e il mio universo. La confusione ci aiutano a crearla. Di pomeriggio mi sono imbattuta in una di quelle pubblicità che hanno come contorno i cartoni animati. Ai miei tempi erano molto di più i cartoni, ma la pubblicità faceva già il suo dovere. Oggi la Barbie con gli occhiali di Barbie, senza non ci sei. Non conti. Poveri bambini. Guardo mia cuginetta, che colpa ne ha? Se noi ancora siamo una generazione ibrida, cosa ne sarà dei nostri figli? E poi mi dicono che non si può fare niente per cambiare. No, non è possibile. Tiro la catena e vado avanti. Un modo ci sarà, anche a passi di bimbo va bene.
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